- Filippo Gorgia, grande oratore e filosofo lentinese, nacque nel
485 a.C. nel quartiere del castello nuovo sopra il Tirone. Discepolo di
Empedocle di cui apprese l'arte della retorica, la filosofia e quegli arcani di
natura che allora si dicevano arte magica. A quel tempo le scuole siciliane
godevano di grande fama come maestre di eloquenza, e come afferma il Pisano
Baudo nella sua 'storia di Lentini', "tale vanto accese l'animo del
leontino oratore e lo raffermò andando ad Atene verso l'anno 445 col
divisamento di trasportare e diffondere la reputazione della Sicilia ovunque
fosse gustata la greca favella". Si ritiene che intorno al 440 a.C. Gorgia
abbia pubblicato la sua filosofia con il titolo di "del non ente o della
natura",
in cui egli si propose di affermare: 1° che nulla assolutamente esiste, 2° che
se pur cosa esiste, non si può conoscere, 3° che quand'anche alcuna cosa
esistesse e si conoscesse, pure non si potrebbe esprimere e comunicare agli
altri. Per quanto sofistico possa essere stato, Gorgia fu il primo a stabilire
la distinzione tra il concepimento ed il suo oggetto e tra la parola come segno
del pensiero ed il pensiero stesso.. Godendo di grande rinomanza, Gorgia
determinò di intraprendere un viaggio che lo,portasse per tutta la Grecia. Le
sue peregrinazioni furono tuttavia arrestate dalle notizie provenienti dalla sua
patria turbata e oppressa dai Siracusani. La sua Leontini che implorava l'aiuto
degli ateniesi lo voleva a capo degli ambasciatori che avrebbero dovuto
convincere gli ateniesi a prestare soccorso la sua mata patria. Ciò avveniva
nell'anno 427 a.C., quando Gorgia aveva 54 anni. Presentatosi all'adunanza di
quella libera colta nazione e ottenuta licenza parlamentare, Gorgia tenne un
discorso intorno alla necessità di unire le forze di Atene e quelle di Leonzio.
Ottenuto il soccorso implorato, Gorgia fece ritorno in Sicilia per rendere conto
della sua missione, quindi ritornò nuovamente ad Atene costretto, come dice
Suida, da preghi e attirato dagli applausi e dalle accoglienze ricevute nonché
dal desiderio di accrescere la tanta ricercata fama per mezzo di nuove e più
singolari dimostrazioni dell'arte di cui era sommamente maestro. Tucidite per
primo apprese da lui i modi per fare sublime e greve l'orazione. Con il nome di
Gorgia fu grande in Grecia anche il nome di Leonzio ed i suoi concittadini
riconoscendogli il merito di aver con l'eloquenza e la dottrina onorato la
patria, gli coniarono una medaglia recante l'epigrafe "loptiam"
recante sul rovescio la testa di Apolline.
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- Grande Dizionario Enciclopedico UTET
- GORGIA
- Sofista e retore, nato a
Leontinoi intorno al 483 a.C. e morto più che centenario a Larissa di
Tessaglia, verso il 380. Nel 427 fu mandato dai concittadini a capo di
un'ambasciata presso gli Ateniesi, per invocare protezione contro le aggressioni
dei Siracusani; la sua oratoria fiorita gli conquistò subito il pubblico
favore, ed egli allora si fermò in Grecia, vivendo con l'insegnamento della
retorica; riuscì con i proventi della sua arte ad accumulare una tale fortuna
da farsi erigere a Delfo una statua d'oro. Come oratore politico e filosofico fu
tanto eccellente che Demostene e soprattutto Isocrate si ispirarono alle sue
orazioni. Nel dialogo platonico, intitolato appunto Gorgia, di cui egli è il
protagonista, lo vediamo vantarsi di saper rispondere immediatamente a qualsiasi
questione gli si proponesse; Platone lo rappresenta assistito dai discepoli Polo
e Callicle che, dialogando con Socrate, sviluppano con rigore l'indifferentismo
etico della filosofia del loro maestro. Gorgia scrisse un'opera che non è
giunta fino a noi: Sul Non Essere o della Natura, la cui sostanza può essere
desunta dagli scritti di Sesto Empirico e dal trattato Su Melisso, Senofane e
Gorgia, attribuito a Teofrasto. A Gorgia si attribuiscono anche un Elogio di
Elena e una Difesa di Palamede. Come pensatore esercitò immensa influenza sullo
svolgimento della prosa attica. Delle sue numerose orazioni si conservano alcuni
frammenti e i titoli: Epitafio, Olimpico, Pitico, Encomio degli Elei. La sua
dottrina filosofica è lo scetticismo e può essere racchiusa nelle tre
proposizioni: nulla vi è che abbia un'esistenza reale; supposto che qualche
cosa esista, essa non può essere conosciuta dall'uomo; e supposta anche tale
conoscibilità, questa è incomunicabile. Gorgia rappresenta l'ultima evoluzione
della scuola eleatica. Discepolo di Zenone, applicò all'essere unico, alla
realtà astratta degli Eleati, la dialettica del maestro, criticandone il
dogmatismo ontologico. Lo scetticismo assoluto di Gorgia è solo in apparenza
oppostyo al relativismo dell'altro grande esponente della sofistica, Protagora,
affermando l'uno che tutto è falso e l'altro che tutto è vero. In realtà
entrambe le affermazioni concludono alla svalutazione di ogni conoscenza
oggettiva.
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