- C'ERA UNA VOLTA A
LENTINI...
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- LE FESTE RELIGIOSE
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- Le
feste religiose erano vissute dai ragazzi con grande solennita’ e in
particolar modo l’Ascensione, San Pietro e San Paolo (29 giugno) e
l’Assunta (15 agosto). Per l’Ascensione,
si svolgeva, tra i vari quartieri, la sfida a chi accendeva al tramonto il
falo’ piu’ grande. Quindi per tutta la giornata, per le strade, era un
continuo andirivieni di ragazzi che raccoglievano, dove capitava, tutto
cio’ che si poteva bruciare. Le madri ponevano in una bacinella piena
d’acqua petali di rose, foglie di menta, ramoscelli di maggiorana,
rosmarino e altre essenze che profumavano l’acqua che il mattino dopo
tutti i membri della famiglia usavano per lavarsi il viso. Il 29 giugno,
festa di San Pietro e San Paolo, giornata in cui secondo la tradizione
popolare uscivano tutti i “scussuna”
<serpenti> era d’uso farsi predire il futuro. Generalmente, la
comare piu’ smaliziata delle altre interpretava e spiegava ai
“profani” le forme che dello stagno o del piombo fuso assumevano
raffreddandosi, una volta versati dentro una bacinella piena d’acqua
posta sulla testa dell’adepto di turno. Mentre si versava il metallo
fuso nella bacinella si ripeteva per 3 volte: “San Petru e San Paulu si,
San Petru e San Paulu no”.
A ferragosto, festa dell’Assunta, l’esodo verso il mare era
ancora lontano dai pensieri dei lentinesi e i piu’ facoltosi o
intraprendenti si spingevano sul vicino colle di Cirico’ che appariva
allora come il massimo della mondanita’. Ferragosto era il giorno della
festa dei “musticheddi”. La
“mustica” o piu’ comunemente “mustichedda”, era una sorta di
boccale di argilla giallina, quadrilobata. La brocchetta, riempita
d’acqua, veniva decorata con delle foglie di basilico che servivano ad
aromatizzare e a rendere piu’ mistico e forse ancora piu’ esotico, il
rito di bagnare nell’acqua il pane che veniva consumato dai ragazzini
durante la festa e di bere, inebriandosi con l’odore del basilico,
l’acqua rimasta nel boccale. Una trattazione a parte, merita senz'altro
quella che e' da sempre stata la festa religiosa piu' sentita dal popolo
lentinese, ossia "la festa di
Sant'Alfio". Le feste appena descritte, si svolgevano in
una Lentini in cui i quartieri e vie non erano conosciuti per il loro nome
ufficiale, imposto dal Comune, ma per una serie di toponimi (a Badia,
Santa Mara Vecchia, Quattarari ecc.).
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- Notizie tratte da "i luoghi
della memoria" di Cirino Gula e Franco Valenti - Ediprint - SR
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