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Lentini: Uomini illustri
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Domenico Bottone
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Nacque a Lentini
il 6 ottobre 1641 da Nicolo’ e da Camilla Catanzaro Caruso. Fu grande
protagonista della medicina dell’epoca, primo siciliano ad essere nominato
socio della prestigiosa accademia “Royal Society” di Londra.
Suo padre era medico ed apparteneva ad una importante famiglia
palermitana. Domenico Bottone visse per pochissimo tempo a Lentini perche’
all’eta’ di 6 anni fu portato dai genitori a Messina, dove studio’
lettere e filosofia presso il locale collegio dei Gesuiti. Poi studio’
medicina presso l’Universita’ peloritana, dove fu allievo del
farmacologo romano Pietro Castelli e del grande anatomista bolognese
Marcello Malpighi. Si laureo’ quindi attorno al 1665. qualche anno dopo si
sposo’ con Filippa Raimondi, dalla quale ebbe nel 1669 il figlio Mario
Saverio. Durante i primi anni di attivita’ i successi conseguiti furono
tali da meritargli la nomina a medico dell’Arcivescovo di Messina e
successivamente del Vicere’ Marchese di Villafranca e del suo successore
Marchese di Castro. Per mantenere tale nomina dovette quindi trasferirsi a
Palermo. Qui lavoro’ presso l’Ospedale dei Pellegrini ed entro’ nelle
grazie del Cardinale Portocarrero che ben presto lo segnalo’ al Re Carlo
II che lo volle a Napoli nel 1683 dove per 4 anni resse la cattedra di
filosofia. Nel 1692 il medico lentinese pubblico’ la sua prima opera:
“Pyrologia topographica” nella quale vengono studiate tutte le
manifestazioni del fuoco. Nello stesso anno, a causa di un malanno, fu
costretto a rientrare a Messina dove pare si sia stabilito definitivamente.
Si trovo’ cosi’ in Sicilia durante il terremoto del 1693 che sconvolse
le province di Catania, Siracusa e Ragusa. In quell’occasione la Royal
Society di Londra chiese una relazione sul disastroso evento
a Marcello Malpigli, suo corrispondente italiano. Questi,
trasferitosi a Bologna trasmise l’incarico al vecchio allievo Bottone, il
quale, grazie a questa fortunata occasione, ebbe modo di scrivere quella
“idea historico-phisica de magno trinacrie terraemotu” che fu molto
apprezzata e gli valse nel 1697 la nomina a socio della Royal Society. Nel
1712 diede alle stampe una dissertazione sulla febbre reumatica, seguita poi
da un’altra pubblicazione sull’artrite del 1714. La notizia di una
pestilenza, verificatesi a Marsiglia, diede lo spunto al Bottone di
pubblicare la sua opera forse piu’ importante: “preserve salutevoli
contro il contagioso malore”
edita a Messina nel 1721. si tratta di un vero trattato di “igiene e
epidemiologia” dell’epoca. Molto interessante si presenta quella parte
del libro, dove il Bottone individua nell’igiene privata e pubblica il
piu’ efficace mezzo di prevenzione della malattia. Grazie a questi suoi
studi, sebbene non abbia legato il suo nome ad alcuna decisiva scoperta nel
campo medico, riusci’ a meritarsi una gran fama negli ambienti medici e
filosofici del secolo. Mori’ probabilmente, ormai ultraottantenne, nel
1726, anno in cui venne pubblicato il suo necrologio sul “Giornale dei
letterati d’Italia”.
- Notizie tratte da un articolo de “il Tribuno” del 1991
– a cura di Anselmo Madeddu
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- Diz. Biografico degli italiani dell’
Ist’Enciclopedia Italiana fondata da G.Treccani
- Domenico Bottone
- Nacque a Lentini il 6 ott. 1641 dal medico
Niccolo’ e da Camilla Catanzaro.nella famiglia paterna vi erano stati
alcuni consiglieri del vicariato di Sicilia e un cardinale. A sei anni di
eta’ fu condotto al collegio messinese dei gesuiti, dove compi’ studi
letterari e filosofici. Passo’ poi alla universita’ di quella citta’,
seguendo i corsi di medicina, nei quali ebbe tra i docenti Pietro
Castelli, botanico e farmacologo illustre. Il Mongitore dice che egli si
laureo’ in medicina nel 1658, ma questa data, se esatta, deporrebbe a
favore della sua eccezionale precocita’. Certo e’ che dopo la laurea
egli acquisto’ rapidamente notorieta’. L’universita’ di Messina lo
nomino’ suo medico; fu probabilmente in tale periodo che il Bottone
conobbe il Malpigli, giunto a Messina come professore di medicina teorica,
col quale lo troviamo successivamente in contatto, e Borrelli, ornato a
Messina da Firenze nel 1667 e rimastovi fino all’anno 1672. i notevoli
successi da lui conseguiti curando alcuni personaggi della nobilta’
locale gli procurarono la nomina a medico dell’arcivescovo di Messina,
Simone Carafa, e poi a protomedico del vicere’ marchese di Villafranca.
Il Bottone mantenne tale carica anche sotto i due successori del
Villafranca, col secondo dei quali, conte di Santo Stefano, allaccio’
durevoli rapporti di amicizia. Per assumere il nuovo incarico, si era
trasferito a Palermo, ove fu medico nell’ospedale dei Pellegrini. Uno
dei suoi estimatori, il Cardinale Lodovico Fernandez Portocarrero,
richiamo’ su lui l’attenzione di Carlo II. Il Bottone fu pertanto
nominato protomedico a Napoli, carica che esercito’ sotto falso nome per
evitare le difficolta’ create dallo statuto che voleva riservata tale
carica ai medici locali; gli fu attribuito lo stipendio ragguardevole di
1.000 onze annue. Tenne, anche, per un quadriennio la cattedra di
filosofia dello Studio. Negli anni messinesi si era sposato con Filippa
Raimonda, dalla quale ebbe a Messina, nel 1669, il figlio Mario Saverio.
Questi sara’ poi una notevole figura di letterato poliglotta, membro
dell’Arcadia, segretario, a Roma, di Cristina di Svezia e funzionario
della Vicaria di Napoli sotto il protettore del padre, Francesco Bonavides
conte di Santo Stefano. Alla fine di questi anni napoletani si colloca
l’opera di Bottone piu’ caratteristica e piu’ nota nell’epoca, la
“Pyrologia topographica”, dedicata al Bonavides, uscita a Napoli nel
1692. in essa si studiano analiticamente le manifestazioni del fuoco, con
i caratteri che esso vi assume. Va notato che, pur nella vaghezza dello
stesso termine “fuoco” applicato a una classe di fenomeni assai
eterogenea, la generalita’ del criterio classificatorio, includente
fenomeni organici e inorganici, prelude alla piu’ moderna concezione del
calorico e a una considerazione unificante dei fenomeni termici. La
Pyrologia fu letta e apprezzata in Italia e all’estero, e la si troiva
citata ben addentro al settecento. Gli Acta Eruditorum ne dettero un
resoconto (II [1683], sez.4, p.189), e cosi’ fece B.Bacchini nel suo
“diario de’ letterati”, Modena 1692, p.304. non molto tempo dopo,
probabilmente nello stesso 1692, in conseguenza anche di una recrudescenza
della gotta di cui soffriva, il Bottone torno’ a Messina, fu cosi’ sul
posto durante il terremoto del 1693, che colpi’ specialmente Catania,
Lentini e tutta la valle di Noto. La Royel Society richiese una
descrizione del sisma al Malpigli il quale, trovandosi a Bologna, ed
essendo in cattive condizioni di salute, trasmise l’incarico al Bottone.
Questi scrisse cosi’ la “Idea historico-physica de magno Trinacriae
terraemotu”, relazione che fu apprezzata dalla societa’ londinese, che
ne consiglio’ la stampa. Non e’ chiaro se il Bottone segui’ il
consiglio: l’Ortolani asserisce che l’Idea fu effettivamente
pubblicata prima a Messina e poi a Napoli, senza precisare in quali date;
per il Mira, invece, essa rimase manoscritta. I rapporti del Bottone con
la Royal Society ebbero un complemento nel 1697, allorche’ egli fu
nominato socio corrispondente, primo tra i siciliani. Tornato a Messina,
egli era stato nominato medico del Reale albergo, con uno stipendio annuo
di 600 onze. L’albergo era una sorta di centro di raccolta per i marinai
delle navi straniere giunte nel porto, e come tale, pur non essendo
propriamente luogo di quarantena, era interessato ai problemi del contagio
trasmesso dai traffici marittimi. Dell’esperienza compiuta in esso il
Bottone si varra’ nella sua opera piu’ tarda, “le Preserve
salutevoli”. Pare che, contemporaneamente al servizio nell’albergo,
egli tenesse corsi molto frequenti di filosofia e medicina. Se la notizia
e’ esatta, si doveva trattare di seminari privati, dato che la locale
universita’ era stata chiusa a seguito della rivolta antispagnola degli
anni 1671-1678. la pratica clinica gli venne inoltre suggerendo spunti per
altri scritti. Nel 1712 pubblico’ a Messina una dissertazione sulla
febbre reumatica sofferta da un paziente; seguirono poi, nel 1714, le
“execitationes de arthritide” e, nel 1717, le “Animavversioni
apologetiche”, sulla liceita’ teologica e l’utilita’ clinica del
salasso. Nel 1720-21, a Marsiglia e in Provenza, si verfico’ una
pestilenza e la notizia del morbo, di cui aveva avuto esperienza negli
anni napoletani, spinse il Bottone a esporre alcune idee sulla sua natura
e sugli opportuni metodi preventivi e curativi. Le “Preserve salutevoli
contro il contagioso malore” apparvero a Messina nel 1721. nella prima
parte il Bottone si sofferma sulla presumibile natura e sui meccanismi
fisiologici che determinano la peste. Egli si riallaccia fedelmente alla
teoria corpuscolare del contagio che G. A. Borelli aveva proposto nel suo
“delle cagioni de la febri maligne della Sicilia” (Cosenza 1649). Dal
suolo, sotto l’azione del sole e degli agenti atmosferici, possono
sollevarsi “semi o germi pestiferi” che, trasportati nell’aria,
diffondono il contagio. La peste umana non colpisce gli animali, ma puo’
essere trasmessa da essi. Trattando la sintomatologia del morbo, egli nota
che i sintomi non sono sempre perspicui, ne sempre compaiono. L’uso
della quarantena non gli appare molto fondato: se il contagio esiste tra
gli occupanti di una nave, esso si manifesta in pochi giorni; se esso e’
presente nelle merci, puo’ restarvi latente per anni. L’ultima parte
del libro concerne l’igiene privata e pubblica quale efficace mezzo
preventivo. Si tratta cosi’ della scelta dei cibi e del modo di
cucinarli; della pulizia degli edifici, di vie, di fogne, corsi d’acqua
e stagni. La trattazione e’ continuamente avvalorata da esempi.
Interessante, anch’essa di netta origine borelliana, la critica delle
vecchie concezioni epidemiologiche, di cui si indicano esempi in Marsilio
Ficino, Girolamo Fra castoro, Ambrogio Pareo e altri. La data della morte
del Bottone non e’ nota. L’anno di pubblicazione delle “Preserve”,
il 1721, rappresenta il termine ultimo a quo, dato che in tale anno egli
viveva ancora, come dimostrala lettera inviatagli da Don Giulio Navarro,
per ringraziarlo a nome del vicere’ dell’invio di una copia del libro,
premessa all’opera e datata 27 giugno 1721.
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Opere
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Pyrologia topographica (Neapoli 1692)
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Idea historico-physica de magno Trinacrie terraemotu (manoscr.-1693)
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Febris reumaticae malignae quam enim. dominus Raymundus Perellus
melitensis insulae Princeps S.H.O. Magnus Magister, non sine ingenti vitae
discrimine, subiit anno 1708, historia medica (Messanae 1712)
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De arthritide, sic dicta, physico-medicae exercitationes (Messanae 1714)
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Animavversioni apologetiche, ove con principii filosofici si discorre
che il sangue non sia anima e che l'uso del salasso sia necessario alla
salute dei corpi umani (Messina 1717)
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Preserve salutevoli contro il contagioso malore (Messina 1721)
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