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Lentini: Uomini illustri
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- Arrigo Testa
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- ARRIGO TESTA
a cura di Gianni Cannone
- da un articolo tratto da "La
Notizia" per gentile concessione del suo direttore Nello La Fata
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- Vicino alla figura carismatica del
Notaro Jacopo,un altro lentinese esplicò nella Magna Curia Federiciana
l’attività lirica dell’amore cortese. Arrigo Testa. Ebbene Arrigo
Testa da Lentini ha avuto, molto spesso, messa in discussione l’origine
della sua città; anzi Egli viene, il più delle volte, erroneamente
catalogato come aretino.
Tuttavia, a giudicare delle cose che ci sono pervenute, si può, a
ragione, prendere atto che il Testa non è aretino bensì leontino e anche
notaio. Esistono, in tal senso,atti ufficiali comprovanti che il poeta
Arrigo Testa era da Lentini e i versi che componeva venivano indirizzati
con dedica proprio al Notaro Jacopo.
Questo particolare dà la giusta misura, intanto, di come veniva giudicata
dai contemporanei la figura di Jacopo da Lentini e, soprattutto, della
stima di cui era fatto oggetto quale simbolo e profeta della nascente unità
linguistica italiana. Evidentemente il Notaro per antonomasia
seguiva con particolare scrupolo
e dedizione, pur restando non di rado lontano dalla sua patria
natia, i fermenti culturali che si sviluppavano nella sua amata Lentini ed
è intuibile quanta determinante sia stata la mano di Jacopo nel fare
entrare nel giro della Scuola
Poetica Siciliana anche e soprattutto un suo concittadino altrettanto
valente. Nella canzone testiana 'Vostra orgogliosa
ciera', conservata nel Codice Vaticano 3793, risulta, infatti, in calce,
non solo la firma dell’autore, cioè del
Notaio Arrigo Testa da Lentino,
ma accanto anche la seguente ed inequivocabile dizione. Al Notaro
Jacopo de Lentino. Dietro a una semplice e lineare sentenziosità, Bruno
Panvini osserva. La poesia ‘Vostra orgogliosa ciera’ attribuita dal Codice Vaticano 3793 al Notaio
Arrigo Testa da Lentino e dal Codice Laurenziano - Rediano
9 al Notaro
Giacomo e dal Codice Palatino 418 ad Arrigus divitis, appartiene
meglio al Notaio Arrigo Testa, non solo perchè la rubrica Vaticano Latino
è più difficile di quella del Laurenziano, ma anche perchè essa è
parzialmente confermata da quella del Palatino....
Il Pisano Baudo, invece, di Vostra orgogliosa ciera ci offre questo
commento: " In questa
canzone, che può chiamarsi anacreontica, composta di cinque strofe,ed in
ogni strofa di sedici
versi,tutti settenari e quasi tutti rimati l’uno con l’altro, il poeta
Arrigo Testa canta le pene del suo amore e tenta di espugnare la fierezza
della sua amante.I versi non sono adorni di nobili sentimenti, ma vi si
nota una facilità che mette l’autore in un onorato luogo fra trovatori
di quel tempo. Antonio Bonfiglio da Lentini precisa con fermezza che
Arrigo Testa fu, da qualcuno, in origine,sicuramente confuso con Henricus Testa, potestà di Parma che non fu poeta. Tesi questa già sostenuta
autorevolmente, oltre che dal Resta e dal Panvini, anche
dal nostro Pisano Baudo il
quale, molto seccamente, aveva così chiuso la questione: E
fino a quando non si avrà tale certezza malgrado le ingegnose spiegazioni
del Monaci e le divergenze dei canzonieri, può restare la verità del
Codice Vaticano. Com’è risaputo, tutti tenevano al giudizio del Notaro
Jacopo e, a maggior ragione,
ser Arrigo che del suo concittadino più famoso doveva avere
un’ammirazione molto grande. Maestro della lingua, protettore sensibile e
accorto di una cultura disciplinata ma sanguigna,Jacopo da Lentini
accendeva in tutti coloro che lo
seguivano una fede che lasciava indubbiamente il segno. Queste rime del
suo discepolo e concittadino
Arrigo Testa, prese dalla canzone Vostra orgogliosa ciera, sembrano proprio
essere rivolte in prima persona a Jacopo da Lentini,fuoco d’inventiva e
scrupolosa forza propulsiva nel seno della
Scuola Poetica Siciliana: Vedete
pur lo foco/che, finchè sente
legna/infiamma, e non si spegna. Sotto la guida calda, salda e
severa dell’illustre maestro lentinese, che in tutte le intelligenze svegliava ardori, fantasie e vivacità di rapporti umani e civili,
la Scuola Poetica Siciliana seppe
partorire per la futura patria il primo
vero monumento
linguistico e letterario
italiano. La città di Lentini, quella fatta di una classe dirigente
illuminata e non arrogante, ha sempre onorato, e giustamente, questo
importante poeta in lingua volgare della Scuola Siciliana. Va ricordato,
infine, per dovere di cronaca, che Arrigo Testa ha avuto intitolata una
via di Lentini ed è presente, al tempo stesso, proprio accanto al Notaro nel bassorilievo fine
secolo XIX presso il Palazzo di Città.
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