- I QUARTIERI STORICI E I
TOPONIMI DI LENTINI
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- SUPRA
A FERA
- (sopra
la fiera)
- Area a Sud di Via Piave
-
- Il
toponimo e’ di quelli che indicano un’area dai confini indistinti. In
generale, possiamo dire che “supra a fera” e’ per i lentinesi il
quartiere che va da Via Piave, via del Museo fino alla chiesa della Santa
Croce. Il nome deriva dal fatto che nelle zone oggi occupate dai giardini
pubblici (villa Marconi chiamata “villa a badda” e piazza degli studi)
sino agli inizi della seconda guerra mondiale, si svolgeva una fiera
famosa e tra le piu’ antiche di tutta la Sicilia, che faceva accorrere
gente da tutta l’isola (la fiera e’ menzionata per i particolari
privilegi ed esenzioni fiscali ricevuti in occasione della ricostruzione
di Lentini dopo il terremoto del 1693). La fiera, detta di San Giorgio, si
svolgeva dal 18 al 21 aprile e serviva per la vendita e l’acquisto di
bestiame. La fiera era distinta in 2 parti, di 2 giorni ciascuna. Dal 18
al 19 aprile si vendevano bestie di piccola taglia come ovini e suini
mentre il 20 e 21 si vendevano gli animali di grossa taglia, come vacche,
cavalli ed asini. I proprietari sostavano, il giorno prima della fiera, in
periferia e facevano il loro ingresso in paese contemporaneamente. Lo
sparo di un mortaretto dava il segnale che autorizzava l’ingresso degli
animali in citta’ (“a trasuta a fera”). Le transazioni avevano un
carattere per cosi’ dire “pubblico” per cui nei giorni della fiera
l’ufficio anagrafe del bestiame del comune veniva allocato nei locali
del macello. Per i pagamenti si usavano vaglia bancari (la fiducia non era
molto in voga a quei tempi) e per questo in banca si rafforzavano gli
sportelli con gente di provata esperienza. Caratteristiche della fiera
erano i “putei”, piccole botteghe con funzione di ristorante dove i
frequentatori della fiera si recavano a mangiare. Piatti tipici erano i
carciofi, bolliti o arrostiti, innaffiati di buon vino. Per chi non voleva
il vino, c’era sempre il ragazzo che vendeva l’acqua portandola nelle
“bummule”, caratteristici contenitori in terracotta chiara che
mantenevano fresca l’acqua. Accanto ai venditori di bestiame c’erano
gli ambulanti che vendevano attrezzi di lavoro, coltelli, campane e tutto
cio’ che aveva attinenza con il bestiame e l’agricoltura, come zappe,
scale ecc. al centro dell’area dove si svolgeva la fiera era la “biviratura”,
l’abbeveratoio con al centro una palla in pietra (vedi “villa a badda”).
In seguito, la fiera fu trasportata nelle vie adiacenti il campo sportivo,
per poi scomparire del tutto.
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- Notizie tratte da "i luoghi
della memoria" di Cirino Gula e Franco Valenti - Ediprint - SR
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