Le feste
Il presepe vivente
Ho fatto più d'una volta la prova a tornarci, ma il risultato è lo stesso. Frugo con gli occhi in ogni vicolo, ne sento il profumo, ne odo quasi il tenue chiacchierio, ma le case mi ricordano che dovrò attendere Dicembre per trovare quel che cerco. E' l'antico quartiere di San Paolo che mi accoglie in questo mio appassionato cercare e scavare un po' tra la memoria e un po' tra il tufo delle case che trovo mutilate quando non sono immerse nel grande scenario del Presepe. Quasi che vivessero per essere nel presepe, luogo privilegiato per viaggiare dentro l'anima e per far riaffiorare i più delicati ricordi della nostra gente. Le zampogne, i personaggi palestinesi, le fiammelle appena tremule, il profumo della paglia, fanno poi il resto: "Ma nonna stava 'nta 'sta casuzza, e jù picciridda vineva cca ppi jucari", dice una signora sottovoce al suo nipotino; e poi un altro: "Qunnu nasciu jù, ma matri vinni cca 'nti sa matri ppi patturiri". Basta sentire queste parole perchè la scommessa sia vinta e il presepe di Natale diventa lo scenario dove storia e piccola umanità lievitano in progetto. Il Presepe vivente di Lentini si differenzia da altri per il suo non essere una rassegna di antichi mestieri offerti in maniera spettacolare: nel Presepe ci si sofferma, si diventa quasi personaggi della sacra rappresentazione, e volentieri ci facciamo strappare il cuore dalle antiche ninnananne che nel silenzio infilzano i nostri ricordi. Poi la grotta della Natività: l'ingresso è volutamente piccino, giusto appena per un intenso colpo d'occhio, quasi a rubare il pudore del parto per eccellenza. Il silenzio diventa più silenzio e il vagito del neonato esce per la porticina a turbare e a rasserenare. Non vado oltre, le mie povere parole sono insufficienti a descrivere la commozione delle antiche filastrocche natalizie, i profumi palestinesi che le capanne allestite lungo il percorso offrono, il delicato suono degli zufoli che i pastori infreddoliti donano ad una mangiatoia, l'incedere dello splendore dei Magi in cammino verso la grotta, lo struggente passaggio dell'asinello che un timido Giuseppe conduce e con in groppa la mamma più mamma del mondo in fuga verso una croce.
Vi lascio con il manifesto di accoglienza esposto all'ingresso del presepe nella edizione del 1997:
Questo è il quartiere San Paolo.
Nessuno può entrare in questo antico quartiere senza avvertire l'odore della storia della nostra città, nessuno può girare tra gli stretti vicoli senza sentire di appartenere alle vecchie pietre delle case e di esserne quasi il figlio.
E' proprio cosi!
Tutti siamo figli di questo quartiere e ritornare tra i suoi vicoli è come ritornare dalla vecchia madre e confortarla per la lunga solitudine.
E anche Gesù Bambino ha scelto questo antico quartiere per nascere quest'anno e per condividere con i suoi abitanti la sofferenza dell'abbandono e del tradimento.
Visitiamo allora questo Presepe immergendoci nella silenziosa scoperta dei profondi valori legati sia a questo territorio, sia alla rappresentazione della nascita del più povero bambino del mondo.
Elio Cardillo
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