Le feste
I Tre Santi
E' noto che Lentini e Trecastagni sono i principali luoghi di culto dei santi Alfio, Filadelfo e Cirino; pochi sanno invece che i tre Martiri sono pure gli amatissimi Patroni dei paesi di Sant'Alfio (diocesi di Acireale) e San Fratello (diocesi di Patti) ove non solo ogni anno sono splendidamente festeggiati ma sono anche i protagonisti di leggende, di interessanti vicende storiche e soprattutto, sono legati ad affascinanti tradizioni popolari. Si racconta a Sant'Alfio, piccolo centro situato alle pendici nord-orientali dell'Etna, che il corteo che conduceva i tre Santi da Taormina a Lentini transitasse proprio nei luoghi dove sarebbe poi sorto il ridente e panoramico abitato che prende nome dal maggiore dei fratelli; qui, come è pure ricordato dal Codice Vaticano, il volere divino scatenò un impetuoso vento che liberò i tre dalla pesante trave cui erano incatenati. Si narra pure che gli abitanti del luogo, mossi a pietà dalle sofferenze dei prigionieri, accendessero con legna resinosa delle fiaccole e dei falò per facilitare il loro cammino notturno. Di questa leggenda è rimasta traccia nella sontuosa festa che si celebra a Sant'Alfio in onore dei Martiri la prima domenica di maggio; una festa piena di colore che ha i suoi momenti culminanti nella sbarrata (l'apertura della cappella ove sono custoditi i tre simulacri), nella cantata (l'esecuzione dell'inno ai martiri), nell'apocalittica nisciuta dalla chiesa della mastodontica vara e nella processione di tale fercolo per le strette vie in forte pendenza del paese; una festa caratterizzata soprattutto dalla cosiddetta dera, una suggestiva tradizione popolare ammantata di poesia. La dera è la legna resinosa di zappino, il pino lancio etneo, che bruciando diffonde nell'aria un gradevole profumo; con essa (distribuita in piccoli tronchi alle famiglie dal governatore della festa) durante le sere del giovedì e del venerdì che precedono la prima domenica di maggio, i santalfiesi usano preparare dei piccoli falò innanzi ad ogni porta; falò cui, ad un segnale convenuto, verrà poi dato simultaneamente fuoco. Generalmente le piccole cataste di dera sono sistemate su antichi bracieri, su lastre metalliche o su altro materiale isolante per non danneggiare il manto stradale; oltre che in terra, i fuochi sono spesso collocati sui muretti stradali, sui muri dei giardini o comunque in posizione rialzata creando in tal modo suggestivi giochi di luci. Così, mentre le bande musicali percorrono allegramente l'abitato, Sant'Alfio splendidamente avvampa di odorosi fuochi che, a dire dei paesani, sono signu di firi, un segno di fede che ricorda il mitico passaggio dei tre martiri per quei luoghi. Fuochi che invece - fede e ingenuità a parte - hanno chiaramente natura magico-propiziatoria in quanto reminiscenza degli antichissimi riti agrari con cui i nostri progenitori celebravano l'arrivo della primavera già in epoca precristiana; usanza un tempo assai diffusa anche tra i contadini europei che, proprio la notte tra il 30 aprile ed il l°maggio (la notte di santa Valpurga che spesso coincide con la dera), erano soliti salutare con luminarie l'arrivo della buona stagione. Se il nome Trecastagni deriva forse dai tres casti agni che vi transitarono dirigendosi verso Lentini, se il paese di Sant'Alfio prese nome dal maggiore dei tre martiri, anche San Fratello (colonia lombarda di lingua gallo-italica fondata su un'altura che domina la costa tirrenica dell'Isola) non è da meno; il nome del paese trae infatti origine dal secondo dei fratelli tanto che, fino al secolo scorso, si chiamava San Filadelfio e, prima ancora, Castrum Sancri Philadelphii. E' poi interessante osservare come San Frareau, il nome dialettale del paese, significhi tanto San Fratello quanto San Filadelfio. La grande devozione per questo martire, il santo dell'amore fraterno, risale all'epoca della conquista normanna quando, nei pressi dell'odierno abitato, tra i ruderi di un antico convento (situati in cima ad una collina ove sorgeva l'antica città di Apollonia), furono trovate alcune reliquie dei tre fratelli. Sul luogo della scoperta venne poi costruito il Santuario, detto del monte Vecchio, dedicato ai tre martiri. Durante la mattinata del 10 maggio, monte Vecchio ed il suo Santuario divengono meta di una chiassosa processione durante la quale il fercolo (con la reca delle reliquie ed il simulacro di san Filadelfio) viene faticosamente condotto fin sulla vetta della ripida altura per benedire il mare ed i campi sottostanti. Innanzi al corteo procede la cosiddetta cavalcata, un foltissimo gruppo di cavalieri sui celebri cavalli sanfratellani. Dopo la Messa, la giornata di festa diviene un'allegra scampagnata sull'erba, una agreste celebrazione dell'incipiente primavera.
Giancarlo Santi
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