Lo spazio economico
L'invaso Lentini
L'invaso Lentini nuovo, nasce dalla necessità di disporre di volumi idrici da destinare all'industria ed all'agricoltura delle province di Siracusa e Catania. Esso s'insedia, grosso modo, sul suolo denominato "Biviere" prosciugato negli anni 1930-1950 con finalità igieniche, debellare la malaria e, con lo scopo a quel tempo ritenuto non secondario, coltivare nuovi terreni "redenti".
Industria ed agricoltura hanno attinto ed attingono largamente - troppo largamente - alla falda idrica profonda, il cui abbassamento - troppo accentuato - ha determinato l'ingresso di acqua marina nella terraferma attraverso delle rocce fratturate che si ritrovano nella fascia di litorale.
All'invaso - che si colloca tra le quote 15 m. e 31 m. S.L.M. - pervengono acque rilasciate dalla centrale idroelettrica, più bassa in quota, nello schema idrico del F. Simeto (Pte Barca di Paternò) o derivate dai quattro torrenti Zena, Barbajanni, Trigona e Cave che danno origine al fiume S. Leonardo. L'invaso è costituito da un'arginatura artificiale, estesa circa nove chilometri, ed avrà una capacità massima di 127 milioni di metri cubi, con una estensione di 1000 ettari.
Già la formazione di un iniziale specchio liquido ha richiamato un'avifauna numerosissima sia per le specie (anche rare) che per gli esemplari presenti; talchè l sito è stato dichiarato oasi di protezione. Oltre a fornire acqua all'industria ed all'agricoltura, il nuovo invaso presenta opportunità di fruizione, dalla gente oggi molto vivacemente richieste.
La forma di fruizione più opportuna appare la realizzazione di un grande parco pubblico, contornato da un bosco, che si raccordi alla campagna circostante - posto nella collina naturale che da ovest fa da contenimento alle acque - e che si eleva su esse con lieve acclività, a raggiungere in cima l'altezza di 50m.
Traguardando da tale ampia e ondulata collina, ci si trova di fronte la maestà del vulcano Etna coi suoi 3300 metri d'altezza, gli agrumeti densi di colori e profumi, la corona collinare che raggiunge monte Lauro, e giù l'ampio specchio delle acque.
Il parco, di impostazione estensiva, con vegetazione mediterranea od acclimatata potrebbe richiamarsi al modello dei giardini inglesi (in particolare i Kew Gardens di Londra) o del Botanical Garden di Singapore.
La sua caratterizzazione dovrebbe essere l'alternanza di vegetazione arborea od arbustiva, con spazi aperti attraversati da ampi sentieri, che vanno a lambire aree variamente attrezzate per la sosta delle famiglie, dei bambini, degli anziani, delle persone, fisicamente svantaggiate. Per gli altri valori posseduti dovrebbe avere una valenza interprovinciale o regionale.
Nel parco dovrebbero trovar posto un laghetto artificiale, una cavea per piccole rappresentazioni, delle serre botaniche per la conoscenza e lo studio della vegetazione anche a beneficio di studenti di università di regioni europee di clima più severo.
Il parco è una forma di fruizione in armonia con la già prospettata iniziativa del golf, con l'agriturismo e con forme ricreative da attivare esternamente ad esso, quali il ciclismo protetto e l'equitazione. Altre forme di fruizione, interne all'invaso stesso, dovranno essere attentamente vagliate, in connessione anche con la predisposizione di strutture necessarie per la sicurezza dei fruitori.
Michele Stella
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