I BENI ARTISTICI E CULTURALI
Gli insediamenti rupestri e le grotte del crocifisso
Fu Jean Hoel, alla fine del XVIII secolo, ad attirare l'attenzione del mondo scientifico europeo sugli aspetti, sino a quel momento ignoti, della Sicilia rupestre. Le grotte, che sino a quel momento erano state considerate come residenze alternative e subalterne, status symbol di ceti emarginati, avevano per Houel la stessa dignità delle altre tipologie abitative.
A Lentini l'insediamento rupestre persiste, senza soluzione di continuità, dalla preistoria sino alla metà del secolo appena trascorso. Esempi di grotte abitazioni sono attestati nella Lentini greca (scavi di G. Rizza in c.da San Mauro e in c.da Crocifisso), in età romana e medievale (descrizione della città fatta dal geografo arabo Al Muqadasi nel X secolo), nel romanzo agiografico della vita dei santi Alfio, Filadelfo e Cirino, nei rilevi dei beni d'età aragonese e spagnola e caratteri rupestri avevano, sino a qualche decennio fa, i quartieri San Paolo e Tirone. Accanto alle abitazioni sono presenti anche oratori, cenobi, romitaggi, luoghi di culto e sono soprattutto queste, le testimonianze più importanti di una tipologia abitativa non ancora sufficientemente studiata.
Nel centro urbano di Lentini sono presenti almeno undici chiese rupestri tra le quali la più importante e nota è sicuramente quella del Crocifisso. Si tratta di un complesso rupestre abbastanza articolato, formato in origine da due vani quadrati simmetrici ed affiancati. Quello di destra ha, nella parte est, l'altare con un'abside ogivale e, sulla parete opposta, due vani separati da una lista di roccia. Il vano di sinistra, leggermente più piccolo, ha un altare nella parete ovest e nel lato sud due vani simmetrici che furono utilizzati come ossari.
La chiesa conserva, il più ricco ciclo d'affreschi della Sicilia, attestato da ben cinque fasi decorative. L'immagine della Crocifissione, ormai molto guasta, sulla parete nord del primo vano è certamente la più antica e si rifà a moduli pittorici duecenteschi, sia per il volto reclinato del Cristo, che per quello della Vergine.
Il Pantocrator dell'abside riprende nell'immagine e nella decorazione quello del Duomo di Cefalù e si può datare al XIII secolo. Nella parete sud sono un santo Vescovo (forse Sant'Eligio), di cui rimane solo qualche lembo del vestito; Santa Chiara probabilmente del XV secolo; San Pietro, anch'esso del XV secolo; San Calogero, di cui rimane solo la didascalia ALOKERUS a destra del volto del santo e un santo anonimo, che copre un precedente serie d'affreschi, di cui rimangono tre formelle, che dovevano fare parte di un ciclo dedicato al giudizio universale, databile al XII secolo. La parte ovest è decorata con un Cristo viandante del XVII secolo e un san Cristoforo del XV secolo.
Seguono poi santa Elisabetta, la Vergine con il Bambino, san Leonardo, San Giovanni Battista, un santo Vescovo e la scena di un "threnos", con il Calvario e la deposizione di Cristo. Tutta la parete nord è affrescata con pannelli raffiguranti la Madonna.
Francesco Valenti
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