Individuo-Societa'-Relazioni-Modelli Culturali
Il Circolo dei nobili
Il Circolo Alaimo, non il Circolo dei nobili. Né il Circolo dei cavallacci. Una dicitura che non mi è mai piaciuta, sia pure per un fatto affettivo. Non posso immaginare cavallaccio mio papà, il prof. Giuseppe Jannitto, né mio nonno Salvatore Jannitto, chiamato affettuosamente Don Sabbatureddu. "Cavallacci" significa forza, prosopopea e pure arroganza. Non sono stati cavallacci il sig. Luigi San Lio, mite e generoso e il cugino Giacomo San Lio, alto e solenne. Né poteva esserlo il sig. Enzo Moncada o il sig. Salvatore Brogna, con cui parlavo ragazzino di Inter, di Juventus, di Milan. Quindi il Circolo Alaimo. Anzi il Circolo. Perché nel Circolo hanno fatto "riunione" nobili e borghesi. Essendo i nobili lentinesi, tranne pochissimi, nobili di recente, non potevano sentir disdegno nei confronti dei civili, con cui avevano familiari origini comuni, che consolideranno. Quando sia nato il Circolo non si sa. Si sa che a metà dell'800 si chiamava Casino di Conversazione; che occupava dei locali del palazzo comunale; che ne era Deputato D. Vincenzo Bonfiglio di Carmito; che vi si leggevano periodici, diciamo, governativi. Non si sa quando sia cambiata la denominazione da Casino di Conversazione a Circolo Alaimo. Il documento più antico, che dichiara le finalità del Circolo, è un Regolamento Generale del 1893, ove si afferma che il Circolo Alaimo "ha per iscopo la riunione della classe intelligente ed onesta del paese. Si prefigge il miglioramento intellettuale e morale, mercè il libero scambio delle idee fra i soci". Col Regolamento Generale del 1902 "la classe intelligente ed onesta del paese" diventa "la classe civile del paese", formula che sarà conservata nel Regolamento del 1912 e del 1921.Tra il 1910 e il 1911 alcuni soci, fra i quali Francesco Beneventano, Salvatore Jannitto, il dott Lorenzo Piazza, per divergenze non chiare, lasciano il Circolo e ne fondano un altro, in piazza Umberto, chiamato sussiegosamente "u casineddu". Sarà una dissidenza momentanea, perché tutti rientreranno presto, e i mobili del "casineddu" saranno comprati da Beneventano. Un altro momento critico fu quando, nel 1933-34, il Commissario Straordinario al Fascio di Lentini, Montalto - un esaltato siracusano - impose che il Circolo Alaimo diventasse Circolo del Littorio, denominazione che fu subita dalla maggioranza dei soci. Montalto, poco dopo, sarà cacciato dal Circolo, al grido "Fuori! Fuori!", da alcuni ufficiali in congedo, fra i quali l'Avv. Raimondo Bruno, il Prof. Vincenzo Aletta, il dott. Filadelfo Sferrazzo, irritati dal suo atteggiamento di squadrista borioso. Uno dei momenti positivi del Circolo si ha intorno al 1940 con l'ingresso, come associati, di studenti universitari figli di non soci e che perciò avevano il privilegio di pagare una mensilità ridotta. Alcuni soci non videro la novità di buon occhio, ma gli studenti - fra i quali i fratelli Sebastiano e Vincenzo Bombaci, Gesualdo Navarria, Giuseppe Santuccio - si sentirono sostenuti da alcuni soci, come Paolo Manganaro e Giuseppe Jannitto. Passata la guerra, il Circolo è vissuto come è vissuta Lentini: una felice espansione nel primo ventennio della Repubblica; poi, un depauperamento di intelligenza, lento ma costante, per non saper risolvere crisi e cambiamenti in risorse e strumenti di crescita per la Città. Il Circolo, come Lentini, è stato abbandonato dalla sua borghesia. Una borghesia senza memoria, né storia, né cultura che si è lasciata attirare da Catania. Anche il Circolo è risultato senza memoria, né storia, né cultura. Non esiste un archivio, non c'è una documentazione della sua storia non da poco. Sono rimaste poche carte in un immobile decaduto, che una volta... ah, quant'era bello ed elegante! Il Circolo Alaimo ha comunque avuto una funzione importante nella nostra Città, perché ha riunito personalità mature e sensibili. un ceto intellettuale intraprendente che si è misurato coi problemi della guida politica ed economica della città.
Salvatore Iannitto
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