I BENI ARTISTICI E CULTURALI
Il Castellaccio
La lunga dorsale collinosa che fiancheggia da est la valle S. Mauro si conclude, a nord, con tre alture contigue (Lastrichello, Castellaccio e Tirone) che, piegando a tenaglia verso l'opposto colle di S. Maria La Cava, serrano la bocca della valle, dominando al contempo da ovest la parallela Cava Ruccia e, da sud , la fertile distesa dei campi leontini. Una così felice posizione strategica fece sì che probabilmente fin dall'antichità il sistema di alture, e in modo particolare il colle mediano, il Castellaccio, costituissero un punto chiave del sistema difensivo della città, svolgendo la funzione di un vero e proprio baluardo difensivo a presidio dell'accesso settentrionale all'antica Leontinoi, oltre che di dominio e controllo visivo della pianura. Di questa probabile utilizzazione in età greca, testimoniano oggi, in assenza di scavi sistematici, soltanto frammenti di ceramica sul terreno e un pavimento in opus signinum rinvenuto al di sotto delle strutture della cd. sala ipogea. Questa appartiene, come tutte le strutture ancora superstiti sulla sommità e sui fianchi del Castellaccio, alla fortificazione ("Castrum vetus") di cui Federico Il, nel 1239, ordinò al suo architetto Riccardo da Lentini il consolidamento e la ristrutturazione, con l'aggiunta di tre nuove torri che furono impostate sulla sommità, indicata anche come Triquetra Arx. E' dunque evidente che la fortificazione era preesistente all'età sveva; e continuò la sua funzione difensiva, con alterne vicende, fino al terremoto del 1693, che ne segnò la definitiva distruzione.
Oggi il Castellaccio si presenta come un poderoso bastione tronco- piramidale tagliato nel vivo della roccia, isolato dai due colli contigui per mezzo di due profondi e larghi fossati, uno dei quali difeso, dall'alto, da una serie di piombatoi; sul ciglio della spianata sommitale si impostano i muri del castello, di cui restano pochi lembi. Della cortina muraria esterna, l'avanzo più cospicuo, in muratura a sacco, riveste il lato meridionale. Sul fossato orientale impende un'alta parete a scarpa, a forma di cuneo, in conci calcarei squadrati, forse identificabile con i resti di una delle torri federiciane.
Sulla sommità del colle, la mancanza di scavi sistematici non ha finora permesso di identificare la funzione e l'assetto planimetrico di una serie di strutture murarie affioranti sul terreno. A parte i resti di una possibile torre a difesa del fossato occidentale, sono state identificate una piccola chiesa a navata unica e un'ampia sala ipogea con volta a botte, nella quale è forse riconoscibile un deposito di derrate o anche una cisterna.
Sull'attiguo colle Tirone, una serie di vani scavati sul costone roccioso presso la sommità testimonia l'esistenza di un abitato rupestre che si articola intorno all'oratorio di S. Lucia, anch'esso scavato nella roccia, che conserva un pregevole ciclo di affreschi, databili fra XIII e XIV secolo, fra i quali si riconosce un Cristo Pantocrator sul catino dell'abside, S. Lucia in una delle absidiole laterali, la Mater Domini ed altre figure di Santi.
Beatrice Basile
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