Descrizione: Il Ficodindia (Opunzia Ficus Indica L.) fa parte della famiglia delle cactacee. E’ una pianta sempreverde, legnosa, di origine messicana ed è stata introdotta in Europa nel 1500. In Sicilia si è ben acclimatata e diffusa in tutto il territorio regionale ed è utilizzata prevalentemente per la realizzazione di siepi, ma si è ampiamente sfruttata anche per scopi alimentari. Il frutto è commestibile, dolce, ricco di polpa e di semi. E’ una pianta che ben sopporta le elevate temperature e l’aridità del terreno, infatti le cactaceae sono costituite da un tessuto che favorisce l’immagazzinamento dell’acqua, caratteristica che determina l’adattabilità del ficodindia a condizioni di siccità estrema. La pianta è costituita da grandi cladodi succulenti e spinosi, comunemente dette “pale”, alte 4-5 metri, lunghe 30-60 cm e larghe 15-30 cm, di forma obovata-ellitica. Le foglie, piccole e caduche, si sviluppano sui cladodi, insieme a numerose spine, molto piccole, disposte intorno alle gemme. I fiori, ermafroditi, di colore giallo-arancio, si sviluppano all’apice dei cladodi. Il frutto è una bacca uniculare e carnosa, di colore verde da giovane e rosso-arancio da matura, delle dimensioni 10-15 cm, all’interno della quale è contenuta la polpa commestibile e numerosi piccoli semi. Come le pale e i frutti, anche i petali dei fiori contengono sostanze attive ricche di proprietà curative, soprattutto flavonoidi. I fiori vengono raccolti, essiccati e venduti, sfusi o in bustine, sotto forma di capsule o di estratto liquido.
Dove si trova: In Sicilia il ficodindia si e’ naturalizzato, quindi si trova in quantita’ abbondante in quasi tutte le province.
Quando Raccogliere: Per i frutti Il periodo migliore per la raccolta va da agosto a metà settembre (di solito dopo le prime pioggie). I fiori si raccolgono da metà maggio a metà giugno. Le pale si possono raccogliere in qualsiasi periodo dell'anno dopo essersi opportunamente protetti contro le spine.
Utilizzi Curativi: I’intero ficodindia è un vero e proprio magazzino di sostanze nutritive. Contiene infatti una buona dose di minerali come il potassio, il magnesio, il calcio, il ferro insieme a vitamine dalle proprietà antiossidanti, come la vitamina A (sotto forma di betacarotene) e la vitamina C. Dispone inoltre di una varietà di amminoacidi (proteine di alta qualità) che insieme a minerali e vitamine ne fanno un alimento nutriente, ricco di fibre e con limitato contenuto di grassi. Alcune ricerche pubblicate su giornali specialistici hanno documentato l'efficacia dell'uso delle pale dell'Opunzia nel trattamento del diabete di tipo II. Per quanto riguarda gli effetti delle Opunzie sul metabolismo del colesterolo è stato provato che le fibre solubili (pectina) contenute soprattutto nel frutto, diminuiscono le concentrazioni di colesterolo. In Sicilia, terra dove i fichidindia crescono spontaneamente, la polpa delle pale era tradizionalmente usata per riassorbire le contusioni, per le ustioni o ferite in genere, mentre i decotti avevano uno scopo diuretico ed erano impiegati per espellere i calcoli. Vanno preferite le pale e i fusti più spesse e gonfie di linfa. scottare in acqua per 10-20 minuti. Così ammorbidite, è più facile pulire le pale, togliendo le spine, le parti ammaccate, secche o dure. Una volta tolta la buccia si può tagliare la polpa, frullarla e farne una purea da bere subito. I fiori fioriscono direttamente sul frutto. Vanno preferiti i fiori rossi, che hanno una concentrazione più alta di flavonoidi biologicamente attivi. Dopo averli essicati si possono utilizzare in infusione. In cosmetica il succo delle pale puo’ essere usato come tonico per pelli aride. Avvertenza: per evitare effetti collaterali, usare sempre sotto controllo medico
Utilizzi in Cucina. in cucina il ficodindia viene utilizzato nella preparazione di marmellate, gelatine, bevande, dessert.
Curiosita': Si racconta che il ficodindia, in origine, fosse una pianta velenosa, importata in Sicilia dai turchi per distruggere la popolazione. Solo per un miracolo divenne pianta sana, dando frutti ottimi. Per devozione se ne mangiano molti alla prima colazione dei giorni di vendemmia; uso che trae origine dall 'antica abitudine del padrone di far rimpinzare i vendemmiatori, che così avrebbero mangiato poca uva durante la raccolta. Una piccola pala di ficodindia, portata al collo, guarisce la tonsillite. Un eccessivo quantitativo di ficodindia, soprattutto se mangiati a digiuno, fa “'ntuppari”, ossia provoca una strana forma di stitichezza causata dal "tappo" che si forma per l'accumulo di semini. La ficupala è una degenerazione del frutto, il quale anziché fruttificare attaccato alla "pala", vi è nato dentro; si nota così un piccolo gladolo con su un fianco una ingrossatura provocata dal frutto, il quale arriva comunque alla maturazione. I cosidetti “bastarduna” o “scuzzulati” non sono altro che i fichidindia nati dalla seconda fioritura, essendo stati eliminati i piccoli ficodindia della prima fioritura; i bastarduna, meno numerosi sulla pianta, hanno però caratteristiche di grande rilievo: grossi, senza semi, e tardivi, quindi un frutto invernale. Sono detti burduni, i ficodindia non perfettamente maturi; il nome deriva dal latino burdo, cioè mulo: in questa fase sono infatti considerati bastardi, come i muli appunto. Ed è da qui che si avrà anche il bastarduna di cui sopra.