Descrizione: Il Cappero (Capparis spinosa L) fa parte della famiglia delle Capparidaceae. Il primo termine del binomio deriva dal greco Kápparis, nome col quale si designava la pianta. Il secondo termine si riferisce alle stipole delle foglie trasformate in spine. Si presenta come un elegante arbusto caratterizzato da tralci lunghi fino a 2 metri, prostrati o ricadenti con foglie rotonde o ovato-rotondate, glabre, mutiche o brevemente mucronate, di colore verde lucido. Da maggio ad agosto si sviluppano, all’ascella delle foglie superiori, vistosi fiori bianco-rosati forniti di numerosi stami riuniti in un ciuffo di filamenti violetti all’apice. Il frutto è una bacca verde di forma ovoidale. I capperi, sia selvatici che coltivati, si commerciano e si usano come prodotto conservato. A tale scopo si raccolgono, in giornate asciutte, i boccioli fioreali (nonché i “cetriolini”), si selezionano in base al calibro e poi si conciano sotto sale o sott’aceto. I capperi migliori sono piccoli, sodi, di colore verde-oliva e punteggiati di scuro. La pianta entra in riposo durante i mesi freddi. In piena primavera riprende l'attività vegetativa e fiorisce nei mesi di maggio e giugno. La fioritura si protrae durante l'estate in condizioni di umidità favorevoli e in tarda estate riprende d'intensità per diminuire progressivamente al sopraggiungere dell'autunno.
- Dove si Trova: L’habitat della pianta è rupestre o ruderale; essa si riscontra nelle fessure delle rocce, anche verticali, oppure tra le crepe dei vecchi muri di ville, castelli e monumenti antichi. Predilige, in genere, le stazioni costiere, aride e ben esposte. Sull`Etna non supera i 600 m di altitudine. A Lentini si trova spesso con crescita spontanea nelle fessure delle rocce del suo hinterland.
Quando raccogliere: Il tempo della raccolta dei capperi comincia a aprile-maggio, prima della fioritura, ma poi si protrae per tutta l’estate, perché i fiori sbocciano in continuazione. La raccolta dei capperi infatti è scalare: la pianta crescendo emette sempre nuovi bottoni floreali, sferici, verdastri e aromatici, dei quali i più piccoli e tondi sono ritenuti particolarmente pregiati. Insieme ai capperi si colgono anche i frutti piccoli detti cocunci.
Utilizzi Curativi: In erboristeria è utilizzata la corteccia della radice. I principi attivi hanno proprietà diuretiche e protettrici dei vasi sanguigni.Può essere utilizzata nella cura della gotta, delle emorroidi, delle varici. Il Cappero è già apprezzato come pianta medicinale, come cita il medico senese Mattioli nel XVI secolo, affermandone l’utilità per calmare i dolori della sciatica, “purgare la flemma della testa”, lenire il dolore di denti, guarire le ulcere e le scrofole (suppurazioni delle glandole linfatiche del collo) ed altro ancora. La parte medicamentosa è costituita dalla corteccia della radice, che si raccoglie quando la pianta è a riposo, alla quale sono attribuite proprietà antiartritiche, astringenti, diuretiche e toniche. In forma di infuso o decotto la radice del Cappero viene indicata nell’atonia generale, nell’idropisia, nella clorosi e nella gotta, contro l’isterismo, negli stati depressivi ed in alcuni casi di paralisi. Ricercatori delle Università di Catania e Messina hanno scoperto che gli estratti di questa pianta, sono efficaci nel combattere alcune forme di dermatite di origine allergica. L'idea è nata dalla constatazione di come il cappero riesca a svilupparsi anche in una clima molto sfavorevole: è una pianta che riesce a crescere anche a temperature altissime, vento forte, con un'aridità totale. La medicina popolare da sempre utilizza i capperi per la cura della pelle. Avvertenza: per evitare effetti collaterali, usare sempre sotto controllo medico.
Uso in Cucina: I capperi vengono utilizzati per aromatizzare e condire un`infinità di pietanze. In cucina i capperi (boccioli fiorali) si abbinano con carne, pesci lessati, salse, sughi, frittate, pizze. Meno noto è invece l`uso della pianta come verdura. Un ottimo piatto di verdura si ottiene dai boccioli maturi e dalle cime tenere dei tralci consumati freschi insieme o separati. Queste parti della pianta, prima di essere consumate, necessitano di una adeguata preparazione per la presenza nei loro tessuti di una sostanza amarissima ed irritante (rutina) solubile in acqua. Occorre quindi che la verdura venga sbollentata, strizzata e poi, per un paio di giorni, immersa nell’acqua fredda (meglio se salata), acqua che bisogna sostituire due o tre volte al dì (in dialetto questa procedura è detta cura). Eliminata la sostanza amara, la verdura può essere cucinata e condita con olio, limone e origano. Meno usato e' il frutto, di sapore simile ma più delicato del cappero, che é detto cucuncio, cocuncio o capperone e si trova in commercio sotto sale, sott'olio o sotto aceto. É usato tradizionalmente nella cucina eoliana per condire piatti di pesce. CONSERVAZIONE:I boccioli una volta lavati van posti per qualche giorno sotto sale e pressati: il liquido che ne fuoriesce va eliminato, quindi si conservano sia sott'aceto che sotto sale.
Curiosita': Il detto "Sparàrisi a chiappara" in dialetto catanese sta a indicare una persona che fa sfoggio di eleganza. L`espressione è riferita ai fiori del Cappero, appariscenti ed eleganti. "Capperi!" si usa come esclamazione di meraviglia ed e' un'eufenismo di caspiterina, accipicchia. L’uso del cappero come condimento era già noto nell`antico Egitto, dove veniva usato sia in cucina che nella medicina popolare. Nella Roma imperiale i capperi erano sempre presenti sulle mense; di essi esistevano tre categorie di qualità decrescenti: garum, allec e muria. Nel Medioevo, per la grande richiesta, i boccioli del Cappero venivano sostituiti con quelli della Calta (Caltha palustis L.), della Coclearia (Cochlearia officinalis L.) e del Favagello (Ranunculus ficaria L.). Nel 1500 in Spagna la pianta, divenuta di interesse agronomico, cominciò ad essere ampiamente coltivata.