- Lentini
Oggi: Arti figurative
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- Delfo
Tinnirello
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- Delfo
Tinnirello è nato a Lentini (SR) nel 1956, dove vive e lavora.
Attualmente
è docente ordinario e titolare
della Cattedra di Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Reggio
Calabria. Negli ultimi
anni nella sua città, ha curato le ambientazioni e costruito tutti gli
oggetti di scena della Castrum Fest e del Presepe Vivente; ha curato varie
scenografie, fra le quali quella di "Assedio alla Città" di
Giuseppe Cardello. Nel 2000 quella del "Martirio dei tre Santi"
e del Teatro Scuola.
- Di
seguito alcune mostre: 1984
“Schermi”
Studio Arti Visive, Siracusa, (personale) 1985
“Annotazioni”,
Centro d’Arte Contemporanea, Siracusa (personale); “Desideretur”,
Palazzo della Ragione, Bergamo, a cura di Achille Bonito Oliva. 1986
“
Sole Nero”, Galleria Artra, Milano (personale), testo di Enrico Sesto. 1987
“Mare
Nostrum”, Castello Aragonese, Taranto, a
cura di Franco Sossi e presentazione di Luciano Caramel. 1988
“Primaera”,
galleria Hobelix, Messina, (personale), testo di Daniela Fileccia;
“Colere”,
Voltaire Arte, Catania (personale); “Anteprima”,
Galleria Artra, Milano; Presente
nel volume "Solitari come Nuvole", arte e artisti in Sicilia nel
1900, di Giuseppe Frazzetto, Maimone editore; 1989
“Parusia”,
Galleria pagano, Bagheria (PA), testo di Giuseppe Frazzetto (personale). 1990
“XI^
Biennale del Disegno”, Torre Pellice (TO), 1° premio ex aequo, opera
premiata acquisita dalla
Civica Galleria d'Arte Contemporanea della città; Pala
d'altare per la cappella del monastero Monte Carmelo di Sicilia. 1991
“2^
Biennale d’Arte sacra”, Siracusa, a cura di Enrico Crispolti e Daniela
Fileccia; Copertina
sul n.1 di "Apeiron". 1994
“Tannan
Art Festival ‘94”, Takefu, Giappone; “Artisti
al Museo”, Teatro Vittorio Emanuele, Messina. Mostra
Rotary per costituire il fondo
iniziale per la galleria d'arte Contemporanea della citta. "11
Artisti 11”, N.O.A, a cura di Giorgio Seveso Milano.
1995
“Artisti
italiani per la pace”, Daniel Center, Tel Aviv, Israele. “Respirare
nella polvere”, Spazio Arte, Catania, testo di Carmela Gandolfo,
(personale). 1996
“From
Sicily” Blufi (PA), a cura di F. Gallo. “United
Colours”, Bloom di Mezzago (MI). “Caleidoscopio
Sicilia”, Università di Sidney, Australia.
"Luce
Rupestre", 1^ Rassegna dell'Editoria Siciliana, Avola (SR),
personale. 1997
“Esplorazione 2”, Qal’At” Caltanisetta. "Palermo
Arte Fiera", Palermo. “Terra
Celeste”, Di Stefano Arte, Enna (personale). “Riparte
International Art Fair”, Roma.
“Cooking
Art”, Studio Mario Tedeschi, Milano, Galerie des Antiquaires (Nizza),
Francia, a cura del Museo Teo. 1998
”La
Sicilia è un Arcipelago”, Acquario Romano (Roma), Citizens Columbus
(New York), Palazzo
dei Normanni (Palermo), sotto l'egida della facoltà di Lettere e
Filosofia dell'Università di
Messina, a cura di Lucio Barbera. “Locus
Aeteneus”, Museo Trecastagni, (CT), a cura di Giuseppe Cannilla. "40°
Incontro con la pittura" a cura di Filippo Pappalardo, Mascalucia
(Catania)
1999
“L’intimo
dell’essere”, Opus, Siracusa, a cura di Giovanna Carli. “Anomalie”,
Museo Nazionale di Costanza, Romania. 2000
"
1° Art Forum International", Cripta del Collegio, Siracusa. "Die
Finsternis in der Helligkeit", Ritterhaus Wissmann & Von
Rosenstiehl, Mannheim, Germania.
2001
”Colazione in galleria” L'Arte Club,
Catania,(personale). “Die finsternis in der helligkeit” Ritterhaus Wissmann
& Von Rosenstiehl, Francoforte, Germania. Oggetti di scena per “L'isola”,
Megakles Ballet, Summer Festival di Atene, Grecia.
2002
“Svelamento” Archivio storico comunale,
Lentini (SR), (personale), testo di G. Frazzetto. “Rendez-Vous”, Galleria
PizzArtè, Catania.
2003
“Segni di Stelle” Castelmola città degli
artisti (ME), a cura dell’Accademia di BB.AA. di Catania. “4700-Against the
death penalty” Galleria Casa di tolleranza (MI),
Galleria Vortice Argentina, Buenos Aires.
2004
“Omaggio ad Hermann Hesse” Museo
Hermann Hesse di Montagnola, Lugano (Svizzera).
2005
“Ripartenza Spazio 2/Giovanola” Circolo
Culturale Bertolt Brecht, Milano. - sito
http://web.tiscalinet.it/artenego.
- Ha
realizzato
dei libri d'artista in copia unica, contenenti disegni e suoi scritti, e
"Le radici della luce" in più copie.
- Opere
nella Civica Galleria di Torre Pellice (TO),nel museo d’arte
contemporanea “Museum” di
Bagheria (PA), nel “Museo Trecastagni” (CT).
- Nel
1996 l’artista ha pubblicato
il libro “Cercando L’Oro”, ed. Gepas, Avola (SR).
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- RIFLESSIONI
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- Per
me l’arte è un conoscersi dentro, tutto ciò che realizzo
all’esterno lo realizzo anche dentro di me, ogni opera è traccia di
questo cammino.
È
un percorso a ritroso verso le origini, identico al percorso dei
materiali gobbi e zoppi, contorti, abbandonati dalla natura e
dall’uomo, travagliati dal vento e dall’acqua, sputati dal mare,
testimoni di eventi. Il
loro vissuto è percepibile visivamente, al tatto, psichicamente, una
forza ostile alla mia mediazione aggregante che li farà apparire un
unico corpo. (...)
Le
mie mani lavorando i materiali diventano mediatori con il sotterraneo,
rivivo l’antico rapporto di coltivazione costruzione, come se volessi
essere me stesso radice interna e più vicina alla terra.
In
un certo senso è ritornare primitivo, non ingenuo, per non avere un
rapporto autoritario con l’arte, costruendo il lavoro con tecniche
povere. Chi segue l’ignoto è sempre povero, ha delle qualità e non
delle proprietà, da questa esperienza ho appreso che perdendo il
contatto con la natura, avevo perso il contatto con i luoghi ispiratori.
Creare per il fatto di essere, prima di ogni pensiero, piacere o dolore,
abbandonandomi al flusso e riflusso del respiro, stando fuori dal
vincolo umano dominatori - dominati. (...)
Creare
è raccogliersi nel silenzio e non fuggire, perché solo la solitudine
permette di mantenere il rapporto normale con se stesso e tendere verso
qualcosa, scoprendo che l’artista è un separato, un povero che riceve
tutto in dono solo se fa del suo essere un’opera vivente che tende
alla perfezione e alla bellezza, identica a quella dell’opera. L’artista
che non modella se stesso rimane rozzo e la sua arte arida. Delfo
Tinnirello " Cercando l'oro", ed. Gepas, Avola, 1996
-
- …”
Barba Appuntita dall’alto del mento guardava le strisce della tunica
che giù giù precipitavano sulla tela nera, a terra. Era quello il
problema che lo inchiodava ogni volta, quel nero profondo, quasi un
pozzo angoscioso nel pavimento. B.A. la guardava proprio così come
sporgendosi dall’alto di un pozzo. Il primo colore cadde come un
sasso, poi silenzio, una corsa precipitosa e sola nel tempo di caduta,
poi il tonfo, fine della corsa. B.A.
fu consapevole, il pozzo era profondo. Il grosso pennello di peli neri
pendulo dalla mano sinistra ebbe un sussulto quasi presentisse già i
tragici vortici della materia. …B.A. seguiva attento e quasi
meravigliato della ritrovata destrezza i segni colorati che i pennelli
abbandonavano planando sulla tela nera, la paura c’era sempre ma
c’era anche quella sensazione stupefatta per l’incanto luminoso dei
colori, quasi una musica che rapendolo lo sottraeva a quel vuoto
silenzioso… B.A. si meravigliò allorquando, all’improvviso, si sentì
bagnare da caldi fiotti che precipitosamente gli si lanciavano giù
dagli occhi. B.A. capì cosa era successo, gli era capitato altre volte,
quel nero, era lui che lo faceva piangere ”… Enrico
Sesto, Barba Appuntita, 1984.
-
- “…
E solenne è l’intenzione di Tinnirello: la riflessione sui materiali
e sulle forme è in primo luogo un processo di perfezionamento
interiore. “ Costruire all’esterno “ è un modo per
“imparare a costruire interiormente” un identico valore,
un’identica armonia. Punto di partenza non dissimile dal tradizionale
pensiero relativo all’opera come analogo dell’operare, secondo
modalità di trasmutazione insieme interne ed esterne: “solve et
coagula”.
C’è, in più, un acuto sentimento del sacro: l’esterno che si
sceglie e si ordina mantiene un che di numinoso, di incontrollabile; e,
per il proprio carattere enigmatico, irriducibile alla ragione, non può
che darsi in un determinato spazio, non può non cercare di crearsi uno
spazio. L’opera tende allora a diventare Parusia,
manifestazione sensibile dell’abissalità primeva, dell’inattingibile
eppure sempre attuale indifferenziazione originaria….” Giuseppe
Frazzetto, “ Parusia “, 1989.
-
- “…
la mostra bella e dolorosa di Delfo Tinnirello, giovane scultore
siracusano, è come una grande installazione, dove le opere, pur senza
perdere la loro individualità, creano un ambiente più che un
percorso…. Si entra in un bosco di spettri, tra i resti ormai radi di
una vegetazione ormai rinsecchita, macerata e infine coperta di muschio
carbonizzato…. Tinnirello non simula il suo mondo di tetri residui
d’erba e di bosco, ma utilizza direttamente materie vegetali, come
rami, paglia, semi, che assembla suggestivamente trasmutandole, ma pure
lasciando intatta la loro pregnanza organica…. Le superfici sono
ruvide fabbricate a strati e contratte; le forme di matrice informale
sono slanciate, disagevoli e quasi giacomettiane nella loro prosciugata
magrezza, ma anche come gravate da una forza che le costringe ad
attorcersi verso il basso o a pendere sconsolatamente come brandelli
botanici, macerie filamentose di esistenza….” Eva
Di Stefano, mostra Parusia, Giornale di Sicilia,12 marzo1989.
-
- “…
L’invisibile è forse ciò che ricerca Delfo Tinnirello nel silenzio
delle sue opere. Un silenzio cercato oltre le cose, oltre la natura,
oltre il mondo.
…
Come dire, compone nel silenzio parole di silenzio, quasi per
rigenerare, per nascondimenti segreti, le cose a nuove nascite. Trova
così la fascinazione non dell’oggetto ma di ciò che sta oltre
l’oggetto attraverso una rinuncia all’immagine per esplorare zone
che stanno oltre le immagini…. Scendere dentro gli oggetti è perciò
un mettere in relazione la propria interiorità col vissuto delle cose,
attraverso un atteggiamento di raccoglimento che si sviluppa per le
strade del silenzio.
Il
silenzio dunque come ricerca di parole che vengono dal profondo; il buio
come cammino che nasconde strade che portano alla luce.
Le
sue opere dunque appaiono forme in attesa, in attesa di uscire dal
segreto per rivelare i ritmi caldi interni di una notte piena di
pulsioni di vita. Non è una percezione per lo sguardo che Tinnirello
cerca perciò, ma la percezione di una visione profonda, interiore che
architetta le sue armonie in zone nascoste e intime”…
Franco Spena, mostra
“ Terra Celeste “, 1997
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- Come
un naufrago, che tutto ha perduto tranne che la voglia di ricominciare,
e come un poeta capace di
dir tutto in un solo verso, così Delfo Tinnirello si aggira per il
mondo. Anzi per i mondi: quello suo interiore e quello reale. Attraverso
il recupero dei relitti, di ciò che appartiene alla sfera dello scarto
e dell’abbandono, così come al capriccio del caso e del destino,
l’artista va componendo le sue icone della ricostruzione, le sue
reliquie preziose. E quei materiali poveri, destinati alla morte, sono i
suoi strumenti di lavoro, la sua testata d’angolo di un’operazione
di riformulazione della realtà in chiave sacra e poetica. Con essi
l’artista indica il rinascere. C’è un senso antico nella sua
pittura di cose ( tale la considero, più che oggetto ), il senso di una
straniante fralezza destinata a durare per sempre, perché ha già
scelto la sua strada tra il vivere per morire e il morire per vivere. Lucio
Barbera, mostra “ La Sicilia è un Arcipelago “, 1998.
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Nell'ultimo periodo dell'artista è tornato il colore: s'intrecciano, forme,
materiali e figure ma è scomparsa l'opera, che è diventata una presenza
virtuale realizzata con l'ausilio del digitale per poi disfare i pezzi che
la compongono. È diventata l'opera che non c'è, che non si può toccare ma
solo vedere sullo schermo o nella propria mente. L'artista ha perso il
contatto con la vita, con la natura, ma non con l'immagine, diventata più
inquietante per la sua non fisicità. A questa ricerca, alterna la
realizzazione di stampe laser completate con colore e carboncino,
caratterizzate da un taglio che permette all’occhio di andare oltre e di
intravedere un’altra possibile realtà.
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- Alcune sue Opere
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- per ingrandire clicca
sull'immagine
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- Arance '05 cm. 48.8 x 58.8
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- Fuoco '05 cm. 42,8 x 57,8
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- Pane '05 cm. 41,3 x 60,7
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- Nat. morta con cipolle '05 41,4 x 57
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- Ruderi a Pancali '05
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