notizie tratte dal sito www.editorialeagora.it - Testi e foto di Antonio Cucuzza
1) Scordia, 2) Cava, 3) Grotta del Drago, 4) Puleri, 5) Poggio Campana Ogliastro, 6) Rasoli, 7) Villadoro, 8) Fico, 9) Pecorella, 10) Poggio Marchese, 11) Cozzo Luppinaro, 12) Bagnara, 13) Rannè, 14) Palazzelli, 15) San Giorgio, 16) Castellana, 17) Vogliacasi - Castellana, 18) San Basilio, 19) Cozzo della Tignusa, 20) Cucco, 21) Signona Grande, 22) Casulle, 23) Scirumi, 24) Fiumefreddo, 25) Scordia Soprano, 26) Bulgherano, 27) Roccarazzo, 28) Grottastella
Cozzo Luppinaro (Lentini) (11)
A nord del bivio che dalla S.S. 385 porta a Scordia, si trovano
una serie di basse colline arenarie, massacrate dalle cave di tufo che, partendo
dai pressi del Biviere di Lentini, si collegano al colle di San Basilio. Lungo
le pendici e nelle vallette si aprono numerosissime grotte, talvolta isolate,
qualche volta in piccoli gruppi o altre volte in notevole numero. A Cozzo
Luppinaro (11) si trovano almeno quattro cameroni, di cui uno soltanto si presenta
integro, mentre numerose grotte sparse si trovano nelle immediate vicinanze.
All’interno di uno di essi si notano una inedita iscrizione greca e alcune
incisioni a forma di cerchi e croci.
Nell’area antistante si trovano selci e ceramica come frammenti appartenenti
alla facies di Castelluccio, frammenti di ceramica a vernice nera e tegolame di
fattura greca, materiale romano e terrecotte medievali.
(Sopra) Lentini, Cozzo Luppinaro, i “cameroni”.
Bagnara (Lentini) (12)
Ai piedi delle colline di contrada Rannè, in contrada Bagnara, nelle vicinanze dell’omonima masseria, si trova un’area che ha restituito ceramica che va dall’età greca arcaica, attraverso l’epoca romana e bizantina, arriva al medioevo(59).
Rannè (Lentini) (13)
Nei colli che separano il Biviere da San Basilio, in contrada Rannè(60), nella collina più alta (q. 101)(61) è stata individuata un’area che
ha restituito una certa quantità di industria litica come lame e grattatoi;
ceramica che ci testimonia come il sito sia stato frequentato ininterrottamente
dalla prima età del bronzo all’età medievale attraverso tutte le fasi (Castelluccio,
Thapsos, Licodia Eubea, greca, romana) che si sono succedute. Sul fianco nord
una piccola necropoli(62).
Poco distante da questo sito, all’interno di un agrumeto, sono stati trovati
alcuni frammenti di epoca romano imperiale e medievale con una piccola necropoli
con tombe a fossa(63).
Palazzelli (Lentini) (14)
In contrada Palazzelli si trovano numerosi cameroni dei quali
molti riutilizzati in età moderna.
Già nella metà del XIX secolo sono segnalati alcuni ritrovamenti come quelli di
“colonnette di marmo bianco, attorcigliate nella loro superficie di spire con
cavette o scanalature [...] un pregevole lastrico di elegantissimo marmo
cipollino, di bel marmo rosso e di granito greggio, tutto messo in bella
simmetria a foggia di mosaico”(64).
Lo Schubring(65), seguito dall’Holm(66), segnala alla fine del XIX secolo, un
edificio termale.
Lungo il costone sud si trova un gruppo di tombe ad arcosolio mentre si rinviene
nel terreno circostante ceramica romana di età imperiale databile tra il III ed
il IV secolo d.C.(67).
San Giorgio (Lentini) (15)
A Nord e ad est delle contrade Palazzelli e Castellana sono
state segnalate alcune aree dove sono stati ritrovati diversi strumenti litici
fatti risalire al paleolitico e alcuni frammenti di ceramica della prima età del
bronzo (cultura di Castelluccio)(68) e diversi gruppi di tombe preistoriche(69).
Sono segnalate, inoltre, ceramica medievale (VIII-X sec.)(70) e una chiesa
paleocristiana(71) da mettere in relazione, forse, con la Massa Maratodis
documentata ai tempi di papa Gregorio Magno(72).
Molto probabilmente sede, in periodo medievale, del Casale de Bilis, attestato
nel 1188 e donato da papa Clemente III al monastero benedettino di S.Maria di
Bagnara(73)
Castellana (Lentini) (16)
L’area che più conserva testimonianze del suo passato è
certamente quella di contrada Castellana(74). Sull’intero sito mancano studi
dettagliati(75) ma sono state segnalate nel tempo
testimonianze che, partendo dal tardo neolitico (cultura di Serra d’Alto)(76),
passano dall’età del rame (Serraferlicchio e Malpasso(77), arrivando alla
media-fine età del bronzo (cultura di Castelluccio,
Thapsos e Pantalica) (78), inoltre si trova una necropoli con tombe a forno(79).
Sulla sommità della collinetta, verso la piana, sono state rinvenute tracce di
strutture murarie, cocciopesto e numerosi frammenti di ceramica romana di età
imperiale (databile tra il II ed il IV sec. d.C.(80)) e bizantina(81).
Lungo una balza arenarica sono presenti diverse decine di fori di capanne
preistoriche, alcune antiche cave e una piccola necropoli con tombe a fossa.
Inoltre si riscontrano decine di escavazioni molto rovinate che, dai tagli sul
tetto, dovevano essere dei grandi cameroni rettangolari. Nella parte bassa si
trova una struttura a “T” interamente scavata nell’arenaria. Nel primo vano
rettangolare (10,40
x 5,45 x 4 m) la parte orientale è impreziosita da un’abside mentre nella parete
occidentale, quasi addossata ed al centro, è scavata una tomba a fossa.
Attraverso una porta, a metà della parete
nord, si accede ad un secondo vano (10,15 x 5,15 x 4 m) perpendicolare al primo
e con orientamento sud-nord. Nella parte più interna, sulla parete est una tomba
ad arcosolio (1,33 x 0,50 x 0,90 m).
Una decina di metri più avanti in alto è presente una tomba a forno, a prospetto
monumentale con nicchia; sul ciglio orientale alcune tombe a fossa ben
conservate. Sul pianoro sovrastante centinaia
di fori per capanne di diversa grandezza oltre moltissime tracce di strade che
collegavano il sito con il Casale. Al centro della parete, a circa 20 m di
altezza, si trova un grande camerone rettangolare inteso
come il Carcere del Saracino, al quale si accede con una scala intagliata nel
calcare. La parte centro occidentale è interessata da numerosi cameroni
rettangolari e da una piccola necropoli paleocristiana
con tombe ad arcosolio (ad una o più inumazioni) e una a mensoloni. Inoltre
nella parete sovrastante sono presenti numerose tombe a fossa. Quasi sul finire
della parete vi sono tracce di un taglio nella
roccia, resti di una strada a scalini(82) in linea con le numerose carraie della
parte est(83), e numerosi buchi per pali di una capanna rettangolare di grandi
dimensioni.
(Sopra) Lentini - Castellana, resti delle carraie.
(Sopra) Lentini - Castellana, resti di strada con scalini.
(Sopra) Lentini - Castellana, Panorama.
(Sopra) Lentini - Castellana, Tomba a fossa
(Sopra) Lentini - Castellana, resti dell'insediamento preistorico.
(Sopra) Lentini - Castellana, “Carcere del Saracino”.
Vogliacasì-Castellana (17)
Nei colli a sud di contrada Castellana,
nei dintorni di una installazione del Consorzio
di Bonifica, si trovano una tomba a forno rovinata
con panchina esterna, tracce di alcune decine
di fori di capanne preistoriche in un affioramento
calcareo in forte pendio ed un ipogeo databile, probabilmente,
tra il IV ed il V sec. d.C.(84).
L'ipogeo ha forma rettangolare con apertura a
nord, nelle pareti sono presenti tre nicchie con il
fondo leggermente arcuato, dove sono scavate alcune
canalette che convogliavano i liquidi in una
fossa circolare che si trova in un angolo della parte
comune, mentre un’altra fossa, più piccola, si trova
in un angolo nelle vicinanze della porta. Le nicchie
sono decorate con cornici, mentre le pareti con
scanalature semplici, a forma di bastone, a cerchi
concentrici ed una a doppia esse. Una piccola nicchia
è sormontata da una croce, nella parte bassa
della parete ovest. Un’altra si trova all’interno della
nicchia della parete est.
(Sopra) Lentini, Vogliacasì-Castellana, Necropoli paleocristiana.
Casale di San Basilio (Lentini) (18)
Nelle immediate vicinanze di Castellana vi è
Monte Casale, un colle vulcanico(85) dominante
la Piana di Catania, dagli scoscesi pendii ed in
posizione facilmente difendibile(86).
Nel casale, nella metà del XVI sec., furono trovate
ossa, credute da molti autori resti di giganti(87).
Il De Mauro ci informa che nel secondo quarto
del XIX secolo al Casale “in quelle bassure e dintorni
sonosi rinvenuti sovente grossi pezzi e frammenti
di ossa di animali terrestri fossilizzati. Nel 1837 si
rinvennero taluna ossa che si credettero di elefante
[...] quivi e in quelle adjacenze abbiamo svolto [...]
da detrito sabionoso ed argilloso, alcuni pezzi e rottami
di grandi mascelle e tibie petrificate”(88). Di questo
ritrovamento fu fatta una relazione all’Accademia Gioenia da A. Di Giacomo che, tra l’altro, afferma
“A Scordia, e precisamente al Casale, si fu ritrovata
una difesa di elefante di 4 palmi circa, rotta in
pezzi”(89).
Inoltre, il De Mauro, ci fa una descrizione del
sito nella metà del sec. XIX, del numeroso materiale
archeologico ritrovato(90) nonché dei dipinti che
adornavano l’ipogeo(91).
Dal Casale proviene una phalera d'oro consegnata
nel 1878 al Museo archeologico di Palermo,
dono di I. De Cristofaro(92).
L’area fu oggetto di studio fin dal XVIII secolo(93), interesse che continuò fino all’inizio del XX
secolo quando furono effettuati i primi rilievi e scavi
dall’Orsi(94), proseguiti negli anni ottanta da S.Lagona(95).
Tra le altre cose furono individuate delle capanne
risalenti al periodo castellucciano(96) con associata
ceramica e numerosi frammenti di industria
litica. Importante è la necropoli di nord-ovest
che ha restituito ceramica a decorazione geometrica
del tipo Finocchito, mentre, nel pianoro è stata
trovata ceramica greca arcaica databile al VI secolo.
Allo stesso periodo è da fare risalire la cinta muraria
(VI-V a.C.) e la grande costruzione rettangolare a
pilastri, per l’Orsi una cisterna(97). All’età classica invece
appartiene la tomba detta del “duce ignoto”,
trovata all’interno della struttura sotterranea e che
ha restituito un corredo eccezionale: un’armatura
in più pezzi e numerose armi, oggi conservati al
Museo archeologico di Siracusa(98).
Al periodo ellenistico appartengono la necropoli
della Fossa e del Cimitero. Fino ad oggi non sono
stati riscontrati resti del periodo romano e pochi di
quello bizantino(99) e medievale. Il sito, secondo il
De Mauro prima e l’Orsi poi, è da identificare con
Brikinnia (borgo fortificato nei pressi di Lentini citato
nell’opera di Tucidide(100)). Nelle ultime campagne
di scavo effettuate sono stati portati alla luce
un tratto di muro arcaico con resti del rifacimento
del IV secolo e delle abitazioni medievali(101) appartenenti
sicuramente al villaggio di S. Basilii de
Flumine Frigido che nel 1136 Ruggero concesse al
monastero di San Salvatore(102) e che ancora esisteva
nel 1308-1310(103).
A questo periodo vanno fatti risalire i resti di
una basilica parzialmente scavata nell’arenaria, diversa
dalla basilica-cisterna, che conserva ancora
tracce di pittura. La struttura si trova nella parte più
bassa del maestoso anfiteatro che si apre verso est
ed è formata da una parte interamente scavatanell’arenaria(104) e da una parte
esterna, parzialmente
intagliata, al cui interno si trovano i blocchi della
porzione crollata, che nella parte visibile presenta
una struttura lunga 10 m con un piccolo braccio
largo 5,50 m e profondo 2 m. Sul fondo i resti di una
nicchia larga 2,50 e profonda 1,30. Lungo tutto il
braccio labili tracce di intonaco colorato, sicuramente
resti di dipinti riscontrati in alcuni blocchi di cui
uno con una iscrizione in stile gotico.
In alto: Lentini, San Basilio, Ambiente ipogeico.
(sopra) Lentini, San Basilio, ambiente con nicchie.
In alto: Lentini - San Basilio, ambienti della parete ovest.
Sopra: Lentini - San Basilio, chiesa con affreschi, ambiente con resti di pilastri.
Cozzo della Tignusa (Lentini) (19)
A sud-ovest, collegato al colle di S. Basilio da
una striscia di terra, si trovava una piccola
necropoli con circa cento tombe, in parte scavata
dall’Orsi, il cui resoconto pubblicò nel 1928(105). Le
tombe a cella rettangolare erano precedute da un
dromos nel quale ai lati sono ricavate due banchine.
All’interno furono trovati vasi della cultura dell’età
del ferro (stile Finocchito e Licodia Eubea),
oggetti in metallo e ambre(106). Dai dati rilevati, questa
necropoli, sembra essere stata usata dall’età
protoarcaica all’età ellenistica(107).
Cucco (Lentini) (20)
Ai piedi del monte del Casale, in contrada
Cucco(108), il De Mauro segnalava “oltre alcune
monete greco-sicole in oro e in rame, e oltre
un buon numero di monete dei tempi romaneschi,
sonosi recentemente rinvenuti aquidotti di piombo
e di enormi massi riquadrati. I varii rottami di creta
cotta, e sovratutto di dolii, idrie ed altri utensili”(109).
Il sito fu scavato negli anni trenta del secolo
scorso(110) e venne rilevata la presenza di una villa di
periodo romano(111) con i “Resti di una fattoria il cui
alzato era realizzato in conci isodomi di grandi dimensioni.
Nei pressi si rinvengono frammenti di ceramica
databili tra il I ed il II secolo d.C.”(112).
Nei primi decenni del sec. XVI il sito, insieme a
S. Basilio, apparteneva alla famiglia Balsamo(113).
Oggi, seppure all’interno di un agrumeto, si conservano
ancora lunghi tratti di mura, alte anche un
paio di metri, costituite da grossi blocchi di pietra; in qualche parte è possibile rilevare piccoli tratti di
pavimento rosso decorato con piccoli frammenti
bianchi(114).
Sigona Grande (Lentini) (21)
A poca distanza, verso ovest, dall’insediamento
di contrada Cucco è stata segnalata,
a Sigona Grande(115), un’area che ha dato ceramiche,
tegole anfore da trasporto databili tra il III ed
il VI secolo e frammenti di periodo medievale
databili tra la fine dell’VIII ed il XII secolo(116).
Casulle (Lentini) (22)
In contrada Casulle sono state trovate alcune monete d’argento tra le quali una “della grossezza di un 2 soldi” decorata con granchio/colomba e l’altra centauro/figura di donna con ramoscello(117).
Scirumi (Lentini) (23)
A Sirume [...] sono da tenersi presenti taluni sepolcreti di
stile greco-sicolo, ed alcuni avanzi di antiche fabbriche
[...] nella base occidentale [...] antichissimi antri(118).
Da questa località provengono materiali preistorici,
prevalentemente castellucciani, oggi depositati al museo
archeologico di Adrano ed in parte esposti.
Successivamente sede di un casale medievale attestato
fino ai primi decenni del XV secolo(119).
Fiumefreddo (Lentini) (24)
La collinetta di Fiumefreddo è stata intensamente
abitata
fin dalla preistoria(120). Nel corso di ricognizioni fatte
negli ultimi anni è stato messo in evidenza, sul lato sud della
collinetta, un villaggio preistorico. È stato trovato materiale
ceramico della media età del rame (cultura di Serraferlicchio),
prima età del bronzo (Sant’Ippolito, Castelluccio) e media età
del bronzo (Thapsos) e numerosa industria litica (su selce e
quarzite). Purtroppo, l’insediamento è stato distrutto dall’impianto
di un agrumeto e dalla costruzione di una vasca per
irrigazione. Sul pianoro è stata trovata una certa abbondanza di ceramica dell’età del ferro (stile di Licodia Eubea)
prova tangibile di uno spostamento del centro abitato
sulla colina in concomitanza della colonizzazione
della piana da parte dei calcidesi di Lentini e la fondazione
di Brikinnai al Casale di S. Basilio. Il centro
continua a vivere in età classica ed ellenistica (ceramica
a vernice nera databile tra il IV ed il III sec. a.C.),
mentre una collinetta ad ovest ha restituito ceramica
romana. Materiale bizantino e medioevale è
riscontrabile nei dintorni e sul pianoro(121).
Del centro abitato restano un tratto delle mura
di fortificazione e il resto di una strada,(122) e nelle
vicinanze sono stati trovati altri due siti il cui materiale
si trova al museo di Adrano.
Con un diploma, il 20 maggio 1103 il casale viene
concesso ad un certo Angerio e con esso la chiesa
di San Giovanni di Fiumefreddo, concessione
confermata il 3 luglio 1106 (anche se alcuni studiosi
hanno confuso l’insediamento con l’omonima cittadina
etnea)(123). Ma le prime notizie certe del casale
risalgono alla fine del sec. XIII(124) mentre ai primi
anni del sec. XIV è attestata la chiesa di S. Maria(125).
Agli inizi dello stesso secolo il casale apparteneva a
Simone Fimetta; successivamente se ne investirono
gli Alagona che lo perdettero in quanto ribelli.
Fu concesso subito dopo a Giacomo Campolo
(1392), quindi l’ottenne Cristoforo Monteaperto, ma
poiché anch’egli si ribellò, venne infeudato a
Guglielmo Liscari.
Ancora nel ruolo dei feudatari del 1408 lo troviamo
in possesso di Pietro de Urgel(126) e successivamente,
nel 1451, di un Pietro de Urgel (nipote del
precedente), dopo questa data i documenti
attestano l’avvenuto spopolamento.
(sopra) Lentini, Fiumefreddo, resti del casale.
(sopra) Lentini - Fiumefreddo, Stemma dei Beneventano.
Bulgherano (Lentini) (26)
Tra Scordia e Francofonte si trova
l’insediamento
di Bulgherano(133). Nell’area è segnalato
un insediamento preistorico (età del bronzo),
greco, tardo-romano (tra l’altro una necropoli
con tombe a fossa campanata e una villa/fattoria) e
bizantino(134).
In periodo medievale è attestato un casale con
la chiesa di S. Nicolò de Templo(135). I documenti
fino ad oggi rintracciati attestano una donazione di
periodo normanno(136) che si inquadra in una serie
di concessioni(137) fatte dai vari feudatari siciliani ai
vari ordini cavallereschi(138).
Sede nel XII secolo di una commenda
templare(139), che si trovava sulla strada che da Messina
portava ai porti d’imbarco della Sicilia meridionale.
La strada era percorsa dai pellegrini che si recavano
in Terra Santa. Lungo questo tragitto sono
segnalati una serie di possedimenti nei dintorni di
Lentini come il Pantano Salso, San Leonardo e S.Bartolomeo de Templo; Catalicciardo, S. Giovanni,
S. Lio, Trigona e Bullito(140) ma anche quelli della
Favara(141), di Caltagirone(142), di Piazza(143).
Delle strutture di Bulgherano, fino a un decennio
fa si potevano osservare i resti di una chiesa,
oggi distrutta dai lavori agricoli.
(sopra) Lentini, Bulgherano, palmento.
Roccarazzo (Francofonte) (7)
A Roccarazzo, sulle colline alle spalle della strada che da
Scordia porta a Francofonte, fu segnalata, agli inizi degli anni Settanta, una
necropoli oggi conservata, abbastanza integra, soltanto nella parte centrale.
Purtroppo essa è stata ed è seriamente danneggiata da una cava di pietra e dai
terrazzamenti ricavati per l’impianto di un giardino di agrumi al cui interno
sono visibili tombe sia integre che sezioni.
Tra le cose segnalate e ormai distrutte una tholos “con lungo corridoio di
accesso, grande nicchia e volta con anello” e una tomba con “all’inter-no
scolpito un motivo (?) che ricorda molto da vicino quello dei chiusini
castellucciani”(144) inoltre un giacimento di materiale litico (bulini,
grattatoi, lame, ecc. di selce e quarzite) e frammenti ceramici riferibili al
bronzo antico (Castelluccio)(145).
La necropoli è formata complessivamente da una trentina di tombe di cui la
maggior parte a forno con una o due anticelle (rettangolari o ellittica), almeno
due con l’anticella comunicanti e una decina più o meno rovinate, cinque con
nicchia, due a forno con il prospetto a cornice simili a quelle di contrada
Ossini-S. Lio e i resti di un camerone rettangolare.
Inoltre sono da segnalare almeno due tombe che differiscono da queste tipologie
già note. La prima, quasi un cubo, è di piccole dimensioni con uno scalino sul
fondo (h 0,80 x prof. 1,80 x largh. 1 m).
L’altra è una tomba con d’avanti un’anticella rettangolare mentre la parte
retrostante, di dimensioni contenute (1,05 x 1,40 m) è divisa in tre piccole
nicchie (0,50x 0,30 circa per un’altezza di 0,90 m) delimitate da delle cornici
a bastoncino.
Nel prospetto monumentale esterno una protuberanza rastremata verso terra con la
parte superiore piatta.
(sopra) Roccarazzo, panorama.
Grottastella (Lentini) (28)
Necropoli segnalata già un trentennio fa e tuttora inedita(146). Notevolmente danneggiata dall’apertura di cave e dall’impianto di giardini.
Altre segnalazioni
Inoltre nell’area tra Lentini, (Scordia) e i paesi viciniori
si trovano diversi siti che presentano tracce
cospicue di insediamenti umani di vario periodo.
Sono stati segnalati, tra l’altro, le necropoli
e/o abitati nelle contrade di Valsavoia(154),
Armicci(155), Passanatello(156), Masseria Abbandonata(157), Catalicciardo(158), Portella Papera(159),
Piano Meta(160), Galermo(161), Santalanea(162) e
Timpunazzo(163) tutti gravitanti intorno al Biviere
di Lentini e Case San Nicola(164), Castello di
Gadera(165) e S. Giovanni La Piana(166) nei pressi
di Francofonte(167).
(sopra) Lentini, Valsavoia, struttura toloide.
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